vigneron

18.05.2014 13:32

 Laurence Faller (1967-2014)

Kayserberg, Alzace, France. "Sono qui con la mia bottiglia, stappata nel mio giardino in una caldo pomeriggio primaverile, fu un regalo personale di madame Colette, un 2002 che segna per nulla il passare degli anni. Ben rilassati ci siamo accostati ad un vino vestito di un luccicante e limpido color dorato. Nel bicchiere si sviluppano un turbinio di profumi, spazia da fini sfumature d’idrocarburi a quelli minerali, da note di erbe aromatiche a quelle d’agrumi, passando per quelle speziate. Il tutto in una definizione aromatica pura e precisa. Il primo sorso ci offre un vino secco ancora esuberante, sottile e teso, con una rigida colonna vertebrale, quasi aspro. Alla faccia dei dodici anni di vita. Ci vuole tempo affinché trovi il giusto equilibrio. In particolare ci vuole aria e qualche grado in più per esprimersi in tutta la sua classe. L’aumento di volume apporta grassezza, diventa cremoso e, sostenuto da un bellissimo dinamismo, si muove con grande classe. La lunghezza del vino è rilevante, i gusti sono complessi si va dall’agrodolce, a finezze amarognole e saporite. Un vino che supporterà tranquillamente un ulteriore invecchiamento."

Muore la figlia della Colette sopracitata, la  bella era la discendente di una delle più famose famiglie vignaiole di Francia: i Faller, appunto. Titolari della   Domaine Weinbach in Alsazia. I francesi, si sà, sono capaci di venderti per "esclusivo", qualunque prodotto. Se poi riescono a presentarlo con qualche esperto di 'supercazzola carpiata' come nell'esempio riportato qui sopra, il gioco è fatto. La ricordiamo mentre  padroneggia l'inglese nelle sue vigne e  non vediamo l'ora di assaggiare il Cuveè Laurence tra qualche anno.

                                                                            Gervasio 

                            G