"...dovette arrendersi all'intransigenza della morte"
Gabriel José de la Concordia García Márquez (1928-2014)
Macondo. "...il cuore le si frantumò quando vide il suo uomo supino nel fango, già morto in vita, ma che resisteva ancora un ultimo minuto al colpo di coda della morte affinché lei avesse il tempo di arrivare. Riuscì a riconoscerla nel tumulto attraverso le lacrime del dolore irripetibile di morirsene senza di lei e la guardò l'ultima volta per sempre con gli occhi più luminosi, più tristi e più riconoscenti che lei gli avesse mai visto in mezzo secolo di vita in comune, e riuscì a dirle con l'ultimo respiro: «Solo Dio sa quanto ti ho amata»".
Due soggetti ricorrono sempre nelle storie del grande scrittore colombiano premio Nobel del 1982: l'Amore e la Morte. Nella citazione da 'L'Amore ai tempi del colera' ci sono entrambi. Naturalmente, come sapete miei cari drughi, è la concezione della Morte che noi prediligiamo. La morte che incombe continuamente su Aureliano Buendia, protagonista di 'Cent'anni di solitudine', l'ineluttabile fine dell'esistenza affrontata mirabilmente nella "Cronaca di una morte annunciata", la sensazione del prossimo sopraggiungere della Nera Signora respirata dal protagonista nel suo ultimo romanzo 'Memoria delle mie puttane tristi".
Come capirete, noi rimaniamo suoi ammiratori e siamo convinti che abbia talmente sviscerato l'argomento, che siamo persuasi ne fosse preparato.
"Aveva sentito dire che la gente non muore quando deve, ma quando vuole..." (da: 'Il mare del tempo perduto')
Mitsushima